Descrizione
Sulla facciata della Chiesa di San Giacomo, prospiciente la statale n.16 che fiancheggia la sponda orientale del canale, è tutt’ora visibile una grande lapide risalente al 1332, scritta in gotico maiuscolo, nella quale si fa riferimento agli uomini che furono i promotori della fondazione della chiesa: la nobile famiglia Zacchi, il giudice Pietro da Campagnola e Gualpertino Mussato, fratello del più celebre Albertino. La costruzione avviene soprattutto per volontà e con i beni di Giacomo Zacchi il quale, probabilmente, condiziona l’ intitolazione del tempio a San Giacomo apostolo. La nuova chiesa si rende necessaria per l’insufficienza dell’oratorio di S.Elena sul colle omonimo e l’eccessiva lontananza della pieve di Pernumia.
Ma l’incremento demografico, favorito dagli opifici che sfruttano l’energia idraulica dell’Arco di Mezzo, è inarrestabile e, sul finire del secolo XVII, la chiesa risulta del tutto insufficiente per i milletrecento abitanti. Utilizzando gli ottocento ducati lasciati dal sig. Giacomo Stopazzolo, nel 1703 i battagliensi hanno già ricostruito la chiesa com’è attualmente. Anima della ricostruzione è don Antonio Gentili da Venezia, parroco dal dal 1690 al al 1738. La nuova chiesa di San Giacomo viene consacrata il 21 luglio 1748 dal cardinale Carlo Rezzonico, vescovo di Padova, dieci anni prima della sua elezione papale col nome di Clemente XIII.
Della vecchia chiesa, fortunatamente, molte cose vengono conservate. Vengono sistemati nella nuova i quattro altari laterali, anche se cambiano i titolari, e l’altare maggiore, che risale al 1678, completo di tabernacolo a forma di tempietto in marmo e pietre dure, opera della scuola di Pierpaolo Corbarelli, realizzata fra il 1690 e il 1734.
Appartengono ancora alla chiesa precedente l’acquasantiera in marmo rosso di Verona, sulla destra per chi entra, risalente al XVI secolo, il Fonte battesimale e dodici tele, la più antica delle quali sembra la grande pala dell’altare maggiore. Quest’ultima, alta cm.370 e larga cm.175, e risalente alla fine del XVI secolo, appare divisa in tre piani che rappresentano l’esaltazione dell’Eucarestia, alcuni dottori della chiesa e i quattro patroni di Battaglia: San Giacomo, San Bartolomeo, San Andrea e San Domenico.
Del secolo successivo sono le sei grandi tele addossate alle pareti del presbiterio: a nord l’Adorazione dei Magi, firmata da Carlo Ridolfi (1594-1668), l’Adorazione dei pastori, forse della stessa mano e la Glorificazione della SS.Trinità , a sud la Natività della Vergine, Abramo visitato dagli angeli e l’Annunciazione.
Nel XVIII secolo la navata della chiesa si arricchisce di lunette e di tele ascrivibili tutte alla prima metà del secolo. La parete nord presenta tre lunette: Cristo e l’adultera, Cristo e i mercanti del tempio, Le nozze di Cana, e tre tele di grandi dimensioni: la Gloria di S.Antonio da Padova, il Pianto sul Cristo morto attribuito a Francesco Zanella (1645-1720) e la Lapidazione di Santo Stefano. La parete sud è ornata da altrettante lunette: Cristo con il povero Lazzaro, Gesù e i dottori del tempio e la Resurrezione del figlio della vedova di Nain di Gregorio Lazzarini (1655-1730), e da due tele: il Martirio di San Lorenzo e la Morte di San Giuseppe.
Gli otto angeli che impreziosiscono i pennacchi trapezoidali della volta della cupola seicentesca sono opera del pittore estense Attilio Bordin che li affresca nel secondo decennio del secolo scorso. Nell’occhio centrale della cupola si trova una tela che rappresenta l’Assunta e che ricalca moduli decorativi neocinquecenteschi.
La bella facciata della chiesa, che richiama il gusto barocco del primo Settecento, viene ultimata all’ inizio del Settecento. Essa è caratterizzata da quattro paraste con capitelli corinzi che si innalzano su alti zoccoli. Sopra il cornicione poggia un timpano triangolare con rosone centrale, ornato da tre statue rappresentanti le virtù teologali: la Fede, la Speranza e la Carità . Altrettante statue trovano posto dentro tre nicchie situate sopra e ai lati dell’ingresso: la Vergine nella nicchia centrale, San Bartolomeo con la propria pelle in mano a sinistra, e Sant’Andrea a destra.
Non si può, infine, non segnalare, tra le opere d’arte più interessanti della chiesa, la statua di una Madonna col Bambino, situata sull’altare dedicato alla Beata Vergine del Rosario, opera pregevolissima di Giovanni Maria Morlaiter (1699-1781).
Davanti la chiesa, accanto al Ponte alla veneziana, detto anche dei scaini, si trova la statua di San Giovanni Nepomuceno, San Zuane per i battagliensi, il santo protettore degli innocenti perseguitati e invocato contro i pericoli derivanti dalle acque, opera di uno scultore probabilmente locale della seconda metà del secolo XVIII. La statua durante l’ultima guerra sparisce nelle acque del canale in seguito ad un bombardamento e riaffiora pressocchè intatta durante un periodo di secca.Il santo è molto popolare a Battaglia, tanto che San Zuane è diventato quasi uno dei simboli della città . Anche Möhringen, la città gemellata, possiede un’analoga statua.